martedì 2 agosto 2011

Ricordo di Brunella


Se ne è an­data così, in modo leggero, schivo, co­me era lei, Brunella Gasperini, tanto ri­servata quanto clamorosamente esplici­ta nel dire di se stessa, nel raccontarsi, in quello stupendo, ineguagliabile rap­porto che seppe creare con tutti, donne, uomini e adolescenti di diverse genera­zioni. Per un quarto di secolo ci ha ascol­tati e ci ha parlato, con una capacità di intuire situazioni e di leggere emozioni che ne fanno un caso unico nella storia della posta dei femminili. Leggeva ogni lettera, ne ricordava a distanza di tem­po i contenuti e persino la grafia, rico­nosceva immediatamente chi le aveva scritto altre volte. E chi si era conse­gnato in quello scritto riceveva da lei una risposta che sapeva creare, e que­sto ci ha sempre stupiti, un rapporto quasi fisico, sì un legame profondo di amicizia, e stima. Scriveva della sua vita piena di dolo­ri, di affetti perduti, di ribellioni, di lotte e di conquiste e quindi si proiet­tava nella nostra, senza mai prevarica­re, senza toni perentori, tollerante ed al tempo stesso fermissima nelle proprie opinioni. Questo è stato il tratto speci­fico della sua complessa personalità e del suo temperamento: la civiltà dei rapporti, la tolleranza non compromis­soria. Lei, antifascista, con quattro fratelli partigiani, con la giovinezza vissuta du­rante la guerra e un figlio che le morì tra le braccia durante un bombarda­mento, lei sapeva capire anche chi i­deologicamente le era nemico. In un rapporto dialettico che l'aveva fatta cre­scere e maturare insieme alle centinaia di migliaia di donne che a lei si erano rivolte. Con una straordinaria capacità di armonizzare il quotidiano, il privato, con gli aspetti che ogni individuo vive nel collettivo. Ma fermiamoci qui. Rimangono le sue pagine. Dove il dialogo con la vita degli altri ci può ancora accompagnare. Anche questo fa parte della sua ere­dità.

Luciana Omicini

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