martedì 2 agosto 2011

LA SIGNORA DEL CUORE


Il divorzio non esisteva, la convivenza era uno scandalo, parlare di contraccettivi un reato che l'articolo 553 del codice penale puniva con un anno di reclusione e 400 mira lire di multa. Nessun giornale femminile aveva mai pubblicato la parola "utero". In compenso, i figli senza padre venivano comunemente definiti "bastardi", e "svergognate" e "ragazze perdute" ricorrevano nel lessico censorio. La donna che non si sposava (zitella) era una "spostata" e quella separata evocava d'istinto giudizi negativi e sinonimi dal sapore equivoco: donna anomala, disponibile, spregiudicata.
E' in quell'Italia di inizio anni Cinquanta che nasce il fenomeno Brunella Gasperini. E' una trentenne sposata e madre di due bambini piccoli che, scordata in un cassetto la laurea in lettere, a un certo punto decide di "fare qualcosa" e comincia ad inviare racconti ai giornali femminili. Il primo glielo pubblica Novella, il secondo Annabella. Sono storie di tenera e ordinaria quotidianità che contrastano con le trame passionali e drammatiche dell'epoca e che le valgono una immediata popolarità.


DUE SACCHI PIENI DI LETTERE


Sull'onda di quel successo approda alla POSTA DEL CUORE. Brunella va in redazione per ritirare le prime lettere e trova due sacchi pieni. E' un impatto esaltante, ma anche sconvolgente, con la realtà di un universo femminile che per la prima volta sembra materializzarsi con storie di sofferenze, ribellioni e inquietudini sommerse.
Le scrivono giovanissime e anziane, madri e figlie, mogli e amanti: si fidano di lei e Brunella non tradisce la loro fiducia. Denuncia, ríbellati, vivi la tua vita, chiedi la separazione, va a convivere, scrive.
Ora la casa editrice Baldini & Castoldi pubblica una scelta di quelle lettere e di quelle risposte, scritte tra il 1954 e il 1979: il volume si intitola "Più botte che risposte". (lire 26.000 pagg. 264).
Seguiranno "L'estate dei bisbigli" e altri cinque romanzi della Gasperini.
Il rapporto che Brunella intrattiene con le lettrici rappresenta la rottura con i tabù e le ipocrisie dell'epoca, ma anche la nascita di una nuova e ferrea morale: è bene tutto ciò che può renderci felici o sottrarci alla sofferenza, è male tutto ciò che otteniamo sacrificando la nostra dignità e il rispetto per gli altri.
Non tutti capivano questo. Le sue risposte erano di rottura anche quando esortavano alla sopportazione e alla rinuncia: vi furono sacerdoti che la contestarono (persino dal pulpito!) e benpensanti che le inviarono lettere di minaccia. Una volta finì addirittura in cronaca: ricevette un pacco che conteneva un ordigno esplosivo. Un'altra volta una sedicente "mamma amica" le inviò a casa una torta che conteneva un antiparassitario letale. Quello che molti non le perdonavano era anche l'ironia, dote a quei tempi non accreditata alle donne. Brunella aveva un senso dell'umorismo eccezionale, grazie al quale esorcizzava e superava i propri limiti. Se fu la prima giornalista-scrittrice ad affrontare i temi della tossicodipendenza, dell'aborto, dell'emancipazione sessuale, fu anche la prima a cogliere i lati comici della routine, dell'amore sacrificale, dei conflitti tra genitori e figli, delle prepotenze del marito-macho. Nelle sue lettere parlava spesso di se stessa, del suo matrimonio, dei suoi figli, dei suoi mille acciacchi: lo faceva con tenerezza e umiltà.
Ammettendo di essere una madre imperfetta e una moglie scomodissima.


UN MODELLO INIMITABILE


Dopo la sua morte, toccò a me ereditare su Annabella la sua rubrica. Per i primi mesi, la maggior parte delle lettere che ricevetti esprimevano grandi dubbi sulla mia capacità di potermi confrontare con lei. Furono i dubbi che mi accompagnarono per i quattro anni e mezzo di quell'esperienza. Sicuramente la più faticosa, perché dietro ogni risposta c'era un'eredità di rigore e di scrupolo unita alla certezza di inseguire un modello inimitabile.
Brunella di fatto è stata e rimane un fenomeno irripetibile. Sono passati 18 anni dalla sua morte e tante cose sono cambiate nella coppia, nella società, nelle leggi, nel costume. Oggi esistono le donne manager, le donne single, le amazzoni della libertà. "Separata" può essere il sinonimo di coraggiosa, le svergognate e i bastardi sono spariti dal lessico, si è finalmente acquisito che può esservi l'amante nobile e la moglie indegna.
E sono cambiate anche le lettere: si scrive ai giornali più per raccontarsi e avere conferme che per chiedere aiuto, forti di temerarietà e sicurezza che le interlocutrici di Brunella Gasperini non potevano avere. Eppure, rileggendo le sue risposte di allora, si prova una sensazione di straordinaria attualità. E le analisi più ironiche, le esortazioni più giuste sono quelle che ci ha lasciato lei. Noi donne siamo superiori al maschio, diceva, e per questo ci toccherà sempre abbozzare, scegliere, pagare... 

Maria Venturi

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