sabato 14 agosto 2010

Così la penso io

Impressioni su fatti persone e problemi di tutti i giorni


NOTA INTRODUTTIVA

È amaro dover scrivere quello che sto scrivendo adesso, adesso che Brunella Gasperini se n'è andata per sempre: è amaro e ingiusto. Ricordo infatti che pochi anni fa, finita una rubrica cosiddetta di relax su un cosiddetto settimanale politico e maschile, proposi che la Gasperini ogni settimana lì sopra dicesse la sua. In venticinque anni sui giornali femminili aveva risposto a circa duecentocinquantamila lettrici e lettori, e da sempre la sua era stata la voce del coraggio, dell'anticonformismo, non del solito vieto buon senso; mai una risposta tirata via, ovvia, convenzionale, ma sempre una partecipazione totale e generosa, un calmo umorismo tutto suo particolare, e, quel che è più raro, una costante autoironia. 
Attraverso le sue risposte la Gasperini aveva vissuto venticinque anni di problemi giovanili, aveva capito il '68, aveva fatto giuste scelte politiche, correndo spesso il rischio di farsi tirar le orecchie o addirittura censurare dai direttori sui problemi del divorzio (per il quale aveva fatto la sua brava campagna), dell'aborto e della droga. Con le risposte a tutte quelle lettere è come se avesse scritto un grande romanzo di costume, con tutte le norme di ogni generazione, problemi d'amore, sesso, politica, e via via, tutto quello che di anno in anno nel mondo andava succedendo, raccontato con la sua intelligenza di donna bennata, appartenente a una divertente famiglia, composta oltretutto da dilettissimi animali (compreso un merlo parlante), tutti parte integrante del suo folcloristico entourage. 
Ebbene, il nome della Gasperini che su quel tal giornale politico e maschile era stato fatto a proposito dei suoi inserti nella rubrica della posta dal titolo "Così la penso io" (fatti di cronaca, di politica, di costume), che sarebbero andati benissimo nella parte rimasta libera, non venne accettato per la sua appartenenza al "giornalismo rosa". Frutto di ignoranza, perché nessuno dei direttori o caporedattori aveva mai letto niente di lei, e se per caso aveva dato un'occhiata a qualcuno dei pezzi mandati come campione, forse li aveva trovati troppo chiari: forse i big del giornale eran rimasti traumatizzati dal fatto che scrivendo di politica qualche volta uno potesse anche far dello spirito. O forse non gli pareva serio che una firmasse Brunella? Tutto può darsi. Certo scriveva in modo molto diverso da come scrivevano i politologi, i sociologi, gli psicologi che brillavano su quelle belle pagine patinate, analizzando con dotti e spesso difficili riferimenti tanto il terrorismo come la coppia aperta, tanto il travoltismo che l'aumento della disoccupazione.

                    Camilla Cederna

nota introduttiva alla prima edizione, luglio 1979



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